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Tails[1]

Cosa resta di noi quando non siamo più in grado di ricordare ?
Chi sono gli hacker ?

Queste due domande hanno orientato in parallelo la mia vita e la mia ricerca artistica negli ultimi sei anni fino ad incrociarsi inaspettatamente.

Ho cercato l’essenza della memoria lì dove vacilla, tra le persone affette dal morbo di Alzheimer: ho trovato ricordi musicali, nenie, frammenti di canzoni, motivetti, gli ultimi a resistere alla degenerazione neurologica causata dalla malattia. Queste voci che cantano sono diventate il fondamento di una serie di opere dal titolo Alzheimer Café (2014-ongoing), in cui attraverso suono, performance e interventi scultorei espansi creo spazi pubblici di ascolto dove memorie private si incontrano.

In parallelo sono andata alla ricerca delle origini e dei dispositivi concettuali e materiali dell’internet, ho incontrato hacker, scienziati, attivisti e dedicato ad ogni tappa delle mie scoperte un’opera. Una serie che si sviluppa attraverso rimandi, come con i link del web un lavoro ti porta al successivo. Un libro d’artista, In the Corridor of Cyberspace (2016), mette in scena una delle prime mailing list della storia del web, la “Cypherpunks Mailing List”; una serie di performance, A Better Chance to Gain Enough Entropy (2016),  I Never Think of The Future. It Comes Soon Enough (2018), sinfonie parlate, traggono spunto da temi dibattuti in quel forum online, quali privacy, anonimato, denaro digitale, libertà di parola, per collegarli oggi ai nodi cruciali delle nostre vite digitalizzate.

Valentina Vetturi, In the Corridor of Cyberspace, 2016 (libro d’artista, part.)

Uno dei punti di incontro di questi percorsi è stato l’autobiografia di Edward Snowden, Permanent Record, pubblicata da Mac Millan nella seconda metà del 2019.